Che cos’è una filter bubble (bolla di filtraggio) in ambito social media?
Il termine “bolla di filtraggio” (“filter bubble” in inglese) è stato ideato dall’attivista Eli Pariser e utilizzato nel libro “The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You”.
Questa espressione fa riferimento alla conseguenza dei sistemi di personalizzazione dei risultati delle ricerche; quando gli utenti fanno una ricerca su alcuni siti, questi utilizzano le loro ricerche precedenti per offrirgli i risultati che gli utenti desiderano leggere (quelli in linea con il loro pensiero, in base alle risposte che hanno scelto in precedenza).
Sebbene la bolla di filtraggio sia l’espressione di un fenomeno ampio, la si può ritrovare in particolar modo sulle piattaforme social: per fare in modo che gli utenti visualizzino sul loro feed notizie rilevanti ed interessanti, gli algoritmi scelgono i contenuti simili a quelli con cui gli utenti di solito interagiscono.
In questo modo le persone si ritrovano in una sorta di bolla nella quale hanno accesso solo a informazioni che non fanno altro che confermare ciò che già pensano, mentre vengono scartate tutta una serie di risorse che potrebbero mettere in discussione il loro punto di vista ed essere utili per fare un’analisi più critica di una certa situazione (un meccanismo simile a quello che entra in azione quando si manifesta un bias cognitivo).
Il termine bolla di filtraggio è spesso utilizzato insieme a quello di echo chamber (camera dell’eco); sono infatti due concetti che si sovrappongono in diversi punti.
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